Franco Pedrina

Arturo Carlo Quintavalle

Girasoli della memoria
ARTE/FRANCO PEDRINA. Opere recenti. Galleria Bergamini, Milano. 16 maggio - 16 giugno

Anche Moreni sogna il rosso dei cocomeri, anche Forgiali disfa sulla tela i colori, anche Mattioli fissa su un solo dettaglio, quasi ossessivamente, il nucleo della propria indagine, eppure Pedrina, cinquant’anni, mostra una linea differente. Prima di tutto paste molto più sottili, smagrite, come suggerisce in catalogo Flaminio Guardoni, poi il ritornare di un discorso analitico che muove da un ricercato rapporto col naturale. Non è certo questo il mondo dell’informale europeo o quello del naturalismo padano con cui Pedrina mantiene comunque precisi nessi, ma una dimensione più analitica, concepita con estrema sottigliezza, degli spazi e del collocarsi, in essi, degli oggetti.
Contemplando questi tronchi oppure il fogliato dei rami, quasi scuro controluce contro bianchi di fondo, si ha l’impressione di una ricerca che tiene conto della grafica giapponese, da Hokusai in poi, o che punta sull’organizzazione di un campo, che abbia sempre dimensione più ampia dei limiti del quadro. Come se l’oggetto che viene messo a fuoco, fetta di anguria oppure girasole, siepe oppure albero sradicato, sia non realistica rappresentazione ma fantasma, memoria, presenza simbolica. Alcuni dei pezzi in mostra dove la materia si disfa, come appena posata sulla tessitura della tela, definendo così il limite dell’immagine, sono, mi sembra, prova evidente di questa raffinata ricerca.

(in «Panorama», 4 giugno 1984)

 

 

 


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